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World Saving Solutions from Unexpected Sources. The answers are local.

It is inconceivable that many, whether by choice, lack of interest or unawareness, continue to ignore the environmental and climatic changes that are taking place. Since the late sixties, scientists and environmental groups have been sounding the alarm: we are on an irrevocable collision course with disastrous agents of change fuelled by consumerism, greed and a relentless onslaught of technology.

There now seems to be a consensus among scientists around the world that unless drastic, innovative, and immediate measures are embraced by everyone – not just by governments and corporate conglomerates – Planet Earth as we know it will cease to exist in a generation or two. Sceptics need merely to take stock of where we stand to anticipate what’s next. Major natural catastrophes are taking place everywhere in the world.

Very few places on earth exist where the impact of technology and consumerism hasn’t left some negative, indelible trace. The most poignant proof of this can be seen in our oceans and waterways. Poisonous substances, household refuse, untreated sewage, oil spills, industrial run-offs, all kinds of plastic products, and more, end up in the Ocean. Evidence of micro plastics was even found in whales in remote arctic locations. The most alarming evidence is the number of artificial “plastic islands” floating in the sea, the largest of which is reputed to cover a surface area three times that of France made of bottles and other debris that the sea currents aggregate on the surface of our oceans.

And yet, we continue to produce, use, and discard plastic bottles and various other plastic products at an alarming rate. The oceans and its inhabitants are bearing the brunt. Even the most well-intentioned, technologically advanced recycling programs are not adequate or effective.

If governments and multinational corporations have been unwilling and ineffective to clean up the mess how do we or can we, as individual consumers, tackle such an immense task? Are we doomed? Do we throw-in the towel and wait-and-see if these catastrophic portents really unfold as predicted. Or do we look to individuals, organizations, and philanthropic groups who are doing something about the problem.

Some of them are just next door. One such concerned citizen is Joe Ieradi of Vaughan, Ontario: a regular guy, as they say, a neighbour and businessman – not a scientist or biologist – someone who cares about people and nature. For the past 25 years, Joe has been addressing many of the issues facing the environment and related social consequences.

In conversations, he has always explored simple and practical solutions to the issues. His concerns for the ecology drive him to design experiment and develop, at his own expense, prototypes of systems and solutions aimed at lessening the burden we collectively place on the environment.

Guided by his rural roots, a keen sense of observation, and a true desire to make things right, recently, he summarized his ideas into a readable, interactive and thought-provoking book called World Saving Solutions from Unexpected Sources, a sort of compendium of issues and solutions on how to rebuild a better world for the benefit of posterity.

“We cannot spend our way out of this predicament.” That’s Joe’s bottom-line message. “If it took over 6 billion people to create the problems, it will take the effort of the same amount of people to solve them …” Joe’s way of thinking is to always look to nature for answers. It is by attentively observing interactions of flora and fauna that we can find the most efficient, echo-friendly and low waste solutions, and, by so doing, generate some very viable and profitable business models.

Together, he and I recently attended a presentation by Wendy Schmidt, hosted by the Faculty of Environmental Science at York University. Wendy Schmidt is the wife of Eric Schmidt, the former Executive Chairman of Google and president of the Schmidt Family Foundation, a philanthropic establishment that champions among other initiatives, the restoration, cleanup, and monitoring of oceans and waterways world-wide. Her message is loud and clear and echoes many of the ideas in Joe’s book: we all need to do our part in cleaning up the waterways and oceans.

The book, which will be available online soon, invites every reader to come up with more ideas and concepts and to improve on the ones he has already proposed.

All of us should be part of this process.

Versione Italiana

Cittadino di Vaughan propone di salvare il mondo da una catastrofe imminente con soluzioni pratiche.

È inconcepibile che molti, che sia per inconsapevolezza o per scelta personale o per mancanza d’interesse, continuino a ignorare i tremendi cambiamenti ambientali e climatici che stanno avvenendo nel mondo. Dalla fine degli anni sessanta, scienziati e gruppi ambientalisti hanno lanciato l’allarme: siamo in rotta di collisione irrevocabile con disastrosi agenti di cambiamento alimentati dal consumismo, dall’avidità e dall’implacabile assalto della tecnologia.

Scienziati di tutto il mondo avvertono che noi tutti, e non solo i governi e le grosse aziende dobbiamo prendere misure rilevanti, innovative e immediate; altrimenti, il Pianeta Terra così come lo conosciamo oggi, cesserà di esistere tra una generazione o due. Gli scettici non devono fare altro che dare una buona occhiata in giro e tirare le somme per presagire il futuro. Grandi cataclismi naturali si stanno verificando in tutto il mondo.

Esistono pochissimi luoghi sulla terra, dove l’impatto della tecnologia e del consumismo non ha lasciato tracce negative e indelebili. L’inquinamento dei nei nostri oceani e dei corsi d’acqua è la prova più toccante: sostanze velenose, rifiuti domestici, acque reflue non trattate, fuoriuscite di petrolio, deflussi industriali, prodotti in plastica di ogni tipo, e altro; finiscono nell’oceano. Tracce di microplastiche sono state persino rilevate nelle balene in località remote dell’Artico. La prova più preoccupante è il numero di “isole di plastica” artificiali che galleggiano nel mare; la più grande di esse, fatta di bottiglie e altri detriti che le correnti marine aggregano sulla superficie dei nostri oceani, a quanto pare, copre un’area pari a tre volte quella della superfice della Francia.

Eppure, continuiamo a produrre, utilizzare e gettare nei rifiuti bottiglie e tantissimi altri prodotti di plastica a un ritmo preoccupante. Gli oceani e i loro abitanti ne soffrono le conseguenze. Anche i migliori programmi di riciclaggio che usano tecnologie avanzate non sono adeguati o efficaci.

Allora, se i governi e le multinazionali sono riluttanti e inefficaci a ripulire questo disastro come possiamo noi consumatori, nel nostro piccolo, affrontare un compito così immenso? Non c’è più niente da fare? Gettiamo la spugna e aspettiamo per vedere se veramente avverrà la fine del mondo come previsto? Oppure dobbiamo prendere l’esempio di quelle persone, organizzazioni e gruppi filantropici che operano per risolvere il problema.

Alcuni di loro sono proprio qui accanto. Una di queste persone assillate da questa situazione è Joe Ieradi, residente di Vaughan, Ontario: un uomo qualunque, come si suole dire; un vicino di casa, un uomo d’affari -non uno scienziato o un biologo – ma una persona premurosa che tiene a cuore le persone e la natura. Negli ultimi venticinque anni, Joe ha affrontato molte delle problematiche legate all’ambiente e alle relative conseguenze sociali.

Nelle conversazioni, ha sempre esplorato soluzioni semplici e pratiche ai problemi. Le sue preoccupazioni per l’ambiente, lo spingono a progettare e sviluppare, a sue spese, prototipi di sistemi e idee volte a ridurre l’onere che collettivamente poniamo sull’ambiente.

Guidato dalle sue radici rurali, da un acuto senso di osservazione e da un vero desiderio di sistemare le cose, recentemente ha riassunto le sue idee in un libro interessante, interattivo e leggibile intitolato: “World Saving Solutions from Unexpected Sources” [Semplici Soluzioni per Salvare il Mondo da Fonti Inaspettate]; una sorta di compendio di problemi e soluzioni su come ricostruire un mondo migliore a beneficio dei posteri.

“Questa situazione non si può risolvere investendo solo denaro.” Questo è il messaggio fondamentale di Joe. “Se oltre sei miliardi di persone hanno creato questi problemi, ci vorrà lo stesso numero di persone per risolverli.” Il modo di pensare di Joe è che la natura ci fornisce tutte le risposte di cui abbiamo bisogno; osservando attentamente le interazioni tra flora e fauna troviamo le soluzioni ecologiche più efficienti e con poco spreco. Adottando questo sistema si possono anche generare alcuni modelli commerciali molto pratici e redditizi.

Di recente abbiamo assistito a una presentazione di Wendy Schmidt ospitata dalla Facoltà di Scienze Ambientali dell’Università di York. Wendy Schmidt è la moglie di Eric Schmidt, ex presidente esecutivo di Google e presidente della Schmidt Family Foundation, un ente filantropico che sostiene tra le altre iniziative, il restauro, la pulizia e il monitoraggio degli oceani e dei corsi d’acqua in tutto il mondo. Il suo messaggio è forte e chiaro e riecheggia molte delle idee contenute nel libro di Joe: tutti noi dobbiamo tutti fare la nostra parte nel ripulire i corsi d’acqua e gli oceani.

Il libro, che sarà presto disponibile online, invita tutti i lettori a proporre altre idee e concetti e a migliorare quelli già proposti.

Tutti noi dovremmo far parte di questo processo.